PERCHE’ IL BUFALO SOFFRE MENTRE MUORE?


di Carlo Anibaldi

Cerco di rispondere a coloro che affermano che la Natura è imperfetta, visto che ci fa vivere, invecchiare e morire spesso con sofferenza, del corpo e/o della mente.
Per chi non avesse familiarità con le teorie darwiniane circa l’evoluzione, è utile pensare al bufalo, che muore fra indicibili sofferenze. Il leone lo sa che per uccidere una gazzella è sufficiente una stretta forte sul collo, e sa anche che il bufalo è grande e forte e solo una schioppettata lo può uccidere, e dunque se lo mangia vivo intanto che altri lo immobilizzano. Questo fatto crudele ci fa capire che la Natura non ha interesse alla sofferenza ma solo alla sopravvivenza della specie. L’ “intelligenza” della Natura ha questo solo fine: far crescere il bufalo forte affinché possa procreare, poi se ne disinteressa. E’ lo stesso principio per cui non ha provvisto la coda del leone di campanelli per avvisare le prede, poichè l’interesse della Natura è che il leone si nutra a sufficienza per procreare.
Per quanto riguarda l’essere umano la questione non è diversa, una volta che ha procreato la Natura se ne disinteressa, poichè la sua sofferenza o il suo benessere e pure una “buona morte” non riguarda la sopravvivenza della specie.
Ogni altra osservazione riguarda la filosofia, l’etica e la religione, tutte questioni verso cui la Natura è indifferente.

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