IL PENSIERO ANARCHICO IN VENTI RIGHE


Il pensiero anarchico è sintetizzabile nella bella idea che vuole che ognuno sia così partecipe del bene comune da potersi governare da solo senza pregiudicare l’altro. Nulla a che vedere con il comunismo o la democrazia rappresentativa, cui è sottesa l’idea che le masse siano incapaci di evolvere e dunque bisognose di essere ‘governate’, per lo più da persone bramose di potere e ricchezza personale. L’anarchismo è una filosofia politica e sociale che chiede l’abolizione dello Stato e pratica un’opposizione al governo, e per estensione, a tutte le autorità di controllo, gerarchiche e sociali imposte al singolo. Da destra e da sinistra siamo considerati come indesiderati, inutili e dannosi, perseguitati e fucilati da fascisti e comunisti, tutti coloro cioè che hanno lo Stato e la sua autorità come motore di ogni cosa. Sébastien Faure, filosofo anarchico francese, ha dichiarato: “Chiunque neghi l’autorità e lotta contro di essa è un anarchico.” In una formulazione semplice, poche dottrine o movimenti hanno manifestato, come quello anarchico, una grande varietà di approcci e azioni che non erano sempre ben compresa dal pubblico.

Storicamente parlando, l’anarchismo si concentra generalmente sull’individuo e la critica del suo rapporto con la società; l’ obiettivo è il cambiamento sociale verso una società futura, senza servi nè padroni…una società avanzata dunque, basata sulla buona organizzazione senza attaccamenti, che molti chiamano Utopia per il non considerare che il mondo si è evoluto dalla preistoria ad oggi grazie solo all’Utopia…che sennò stavamo ancora ad accendere il fuoco sfregando le pietre.

A seconda del temperamento e molto altro, le adesioni sono verso filosofie individualiste, insurrezionaliste, anarco-comuniste e altro ancora, ma addio ‘venti righe’ se ci addentriamo in questo.

[Carlo Anibaldi – gennaio 2012]

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