VIAGGIO NELL’ULTRAPRESENTE (di Carlo Anibaldi)


 Era tanto che non sognavo, o almeno, non avevo la coscienza di aver sognato qualcosa. Forse per l’abitudine di non serrare le imposte. Mi dicevo che se il ritmo naturale è scandito dall’alternanza  luce/buio ci deve essere una ragione e allora basta imposte chiuse, ad alterare la percezione dei ritmi naturali. Ma poi, a ben pensarci, mi sono detto che il Sole illumina tutto e tutto insieme, ma per vedere bene davvero bisogna scrutare nel buio.

Tant’è che con le imposte serrate ripresi a sognare e a ricordare i sogni. Uno in particolare, dopo una serata a tirar tardi e qualche bicchierino

di troppo, vale che ve lo racconti.  Mi trovavo in un posto che mi dava l’impressione di essere uno di quei resort dove i ricconi vanno a ricaricarsi, tutto poltrone in pelle chiara, piscine termali, vetrate su fitti giardini che sembrano tropicali ma non lo sono, cameriere belle come top model ed inservienti con la faccia del mio direttore di banca. Andavo in giro a curiosare, con le mani nelle tasche dell’accappatoio bianco, dicendomi che forse mi era stato regalato un bonus per soggiornare in questo paradiso artificiale. Mi sdraio a bordo piscina fumante, apro l’accappatoio sul mio costume a mezza coscia, come i ciclisti, nero a strisce rosse e gialle, un pugno nello stomaco, ma era griffato e a quanto pare alla moda. Non si ‘prende il Sole’ qua, non a gennaio, ma grandi lampade sospese assicurano perfette abbronzature, a patto di girarsi di tanto in tanto. Un grill di lusso, mi dicevo…quando una voce mi distoglie dai miei pensieri sciocchi. Era il direttore di banca, che mi chiede se desidero bere qualcosa di fresco. Un frullato di frutta tropicale a pezzettoni, grazie, ma solo una giratina, niente purea, mi raccomando. Ci si adatta alla svelta a fare il direttore del direttore di banca, mi gongolavo.

Si sdraia a meno di mezzo metro da mio lettino, manco fosse la fidanzata, un omone di mezza età, ben proporzionato però, con una abbronzatura uniforme, non esagerata, i capelli bianchi come neve ed un sorriso a 46 denti, perfetto, grandioso. Mi dice che si chiama Varig, sì, proprio come la compagnia aerea, ma lui non capisce la battuta. “Piacere, Carlo”.  Iniziamo a conversare ma presto capisco che lui sta facendo uno sforzo di comprensione circa il senso delle mie banalità.

Mi fermo, decido di far parlare lui, che esordisce con un incredibile “Un minuto di pazienza, mi sto sintonizzando sul suo linguaggio arcaico”.

Dopo nemmeno un minuto infatti inizia a parlarmi, in perfetto italiano, senza inflessioni dialettali, come uno svizzero. “Un altro direttore di

banca” pensai. Mi dice che lui ci viene di tanto in tanto in questo posto. Io no, era la prima volta. “Vieni per rilassarti?”, la mia domanda ovvia, quasi scema. “No, vengo per lavoro, per documentarmi”. Ma dai…questo viene per lavoro a bordo piscina in costume da bagno, verde bandiera a strisce blu elettrico! “Quale sarebbe il tuo lavoro, di grazia?”. Passa quasi un minuto prima che apre bocca, mi guarda dritto negli occhi e poi esordisce “Sono uno storico, viaggio nel tempo, mi documento sulle ere antiche, ne parlo agli studenti, comunico le mie impressioni di viaggio. Sono molto interessati”. “Non credo di aver compreso sai? Gli storici vanno nelle biblioteche, nei siti archeologici, nei musei, non a bordo piscina in accappatoio. Non c’è Storia in un Grill di lusso”. Ancora un minuto di silenzio. “Sono qui per parlare con te”, mi dice. “La Storiasei tu”, aggiunge.

Vedendomi a bocca aperta e gli occhi sgranati a forma di punto interrogativo, continua… “Noi non misuriamo più il tempo come facevate voi e proprio per questo non so dirti quello che vorresti sapere. Non so la distanza temporale fra te e me, credo anzi che non ce ne sia. La cosa che vengo a studiare in questo posto è il tuo cervello. Non c’è altro posto dove io possa documentarmi su un cervello che venga usato al 10, forse 15 per cento delle sue possibilità”. Comincio ad incavolarmi. Questo babbonatale di lusso, immagino compreso nel prezzo del soggiorno, mi sta sfottendo con modi affabulanti per in definitiva darmi dell’idiota.

Ma lui continua, incurante che mi sono accigliato. “Alcune cose che posso dirti, già le conosci. Ma non conosci come poi si sono evolute e le

soluzioni trovate a questioni che pensavi insolubili. Come sai, il cervello umano è misterioso, è infatti capace di elaborare informazioni in misura tale che ad un supercomputer non basterebbe un intero palazzo per contenerlo…e spendendo energia per soli 20 watt, quando sai che l’asciugacapelli che usi al mattino ne consuma 700, 1000. Dunque una macchina perfetta, di prestazioni incredibili. Ma poi vi siete trovati di fronte ad un problema enorme. Avete scoperto che l’Universo di cui facciamo parte non sta fermo come un hotel, ma si stava espandendo…e il Sole, millennio dopo millennio non scaldava più a sufficienza, l’energia non bastava e toccava crearne in misura enorme, con rischi per l’ambiente e dunque per la specie. Nello sperimentare fallimenti, il cervello cercava soluzioni, ma si fermava davanti al buio, davanti alla limitatezza del suo orizzonte.

untitledEcco allora che avete scoperto che il cervello ha possibilità pressoché infinite di espandersi, poiché la sua evoluzione, la sua crescita, non è lineare, ma esponenziale. Ad ogni nuova esperienza una nuova connessione fra neuroni si formava e da quella altre si ramificavano…come quando scoprimmo l’America, o le leggi della Fisica, o la natura dei rapporti e dell’affettività…il mondo cambiò perché il cervello acquisiva nuove conoscenze ogni giorno, il mondo e le esperienze nuove si moltiplicavano e con esse le connessioni nel nostro cervello.  Dal 5% che avevamo raggiunto insieme ai delfini, le potenzialità del nostro cervello si espansero fino anche al 15%. Ma al 15% delle possibilità potenziali solo pochi sperimentarono che gli ausili alle funzioni superiori del nostro cervello…vale a dire i telefoni, i computer, le onde radio, erano il passato e che tutto questo il cervello lo possedeva già e le protesi non sarebbero più servite, per comunicare e creare nuove connessioni tra i neuroni. Solo pochi si resero conto che il tempo e lo spazio misurabile erano convenzioni che una mente funzionante al 5, 10, 15% ha dovuto creare per orizzontarsi, per definirsi e in definitiva per conoscere i limiti e dunque attrezzarsi per superarli. L’Universo continuò ad espandersi, creando problemi grossi sulla Terra. L’intelligenza si industriò. Enormi lenti convogliavano la luce del Sole, sempre più lontana e fioca, su prismi grandi come montagne…ma tutto sembrava al limite dell’insostenibile e gli uomini erano oramai certi della fine del mondo.  Quando dai loro calcoli apparve chiaro che l’espansione era finita e l’Universo si stava di nuovo contraendo. I problemi da risolvere erano enormi e gli uomini affinarono l’intelligenza,  alcuni cervelli già funzionavano al 50% e la media era già oltre al 30%.

1044487_10201327046080949_1093401814_nLe questioni sul tappeto erano universali, nessuno si sarebbe salvato da solo e ben presto sparirono gli stati ed i governi. La coscienza individuale diventò ipercoscienza, e questo fece diminuire fino a sparire la necessità di spostarsi per incontrarsi…e molto altro che ora non ti sto a dire poiché non capiresti. Voglio però dirti che quando arrivarono a superare il 50% delle possibilità operative del cervello, gli uomini avevano abbandonato l’idea di dualità vita/morte, e molte altre dualità sparirono. Sapevano dunque che il cervello può servirsi del corpo ma non in modo esclusivo. L’intelligenza è immanente…e passa da un corpo all’altro in una danza senza tempo. I problemi si fecero opposti a quelli che erano stati affrontati e superati. Ora la Terra si stava avvicinando ad un buco nero, l’Universo si contraeva senza sosta fino ad infilarsi in un’altra dimensione. Sulla Terra presero ad accadere cose mai viste. I bambini nascevano con aspetto sano ma vecchieggiante e andavano ringiovanendo negli anni fino a sparire di nuovo nel nulla da dove erano venuti. Non servivano scuole nè asili, ma solo “raccoglitori” di ipercoscienza ed iperintelligenza. Luoghi di meditazione trascendente il tempo e lo spazio, dove le interconnessioni non erano più solo neuroniche ma globali. Ogni individuo, come lo chiameresti tu, era anche l’altro da sè. Nulla appartiene a qualcuno poiché tutti erano tutto. In questo modo l’intelligenza funzionava come uno dei vostri supercomputer…moltiplicava le possibilità operative”.

“Caro Varig, bella favola mi racconti, ma ho notato che usi i verbi al tempo passato. Forse il tuo italiano lo hai imparato troppo in fretta….”

“No Carlo, non faccio errori di grammatica. Accadde poi che il cervello degli umani prese ad essere operativo al 100% … ed allora siamo diventati pura intelligenza…senza luogo nè tempo. Io sono te e tu sei me, solo che tu non lo sai”.

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(Carlo Anibaldi, © 2015)

 

 

 

 

Comments

  1. Sabrino says:

    L’ha ribloggato su 0darshan.

  2. Sabrino says:

    Stupendo

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