La Cancel Culture Vs l’incultura


Enrico Mentana: “La cancel culture come i roghi dei libri scomodi del nazismo”.

Non sono d’accordo. Innanzitutto perchè la “cancel culture”, cioè l’inversione della possibilità data da sempre al potere di cancellare, ridurre al silenzio, coloro che potere non ne hanno, è nata negli USA ad opera della comunità afro-americana, che dimostrò che non era necessario avere il potere per imporre una cultura, ma che dal basso, stavolta, vale a dire come individuo, era possibile “scegliere”, questione sempre negata alle persone di basso reddito, di scarsa o nulla influenza nelle decisioni che pur li riguardano.

Vennero poi i Social e il moltiplicarsi dell’offerta delle televisioni. La possibilità di scegliere chi possa avere influenza culturale su di noi si è allargata a macchia d’olio. Ora si può scegliere di negare un “mi piace” ed anche bannare dalla nostra quotidianità persone, giornalisti ed esponenti politici che esprimano convincimenti, opinioni, e in definitiva propaganda, lontane dalla nostra visione del mondo. Persone che portano idee lontane dalla nostra Weltanschauung, direbbero i tedeschi, per meglio esprimere con una sola parola che alcune persone e/o personaggi ci appaiono come provenienti da altre terre, da altre radicate culture che non sono la nostra.

Bene, si direbbe dunque che la “Cancel Culture” sia un grande passo verso la democrazia, intesa come libertà interiore di scelta. Purtroppo in Italia accade che di ogni vagito di democrazia reale si impossessi la destra per farne una mazza per stravolgerne il senso e in definitiva per reprimerlo. La libertà del singolo di potersi scegliere il modello culturale cui aderire è infatti l’antitesi del pensiero di destra, particolarmente in Italia, dove la destra sbandiera la parola “libertà” ma che di fatto questa libertà è sempre contro qualcuno.

Ecco allora che i grandi gruppi di potere hanno in odio il fatto che chiunque con un semplice telecomando in mano abbia la possibilità di cancellare palinsesti abilmente architettati per “plasmare” la pubblica opinione a loro vantaggio; ecco che giornalisti mediocri, che avevano visto nella possibilità di scrivere su un giornale a tiratura nazionale o parlare da un microfono in TV l’agognata chance di parlare al mondo, frustrati dai mancati “mi piace” o perfino da un “grrr” o un ban, insorgere contro la “Cancel Culture”, additata come ‘barbarie’ nazistoide. Quasi che davvero cancellare le loro facce dalla TV o i loro mediocri scritti dai social possa assimilarsi al bruciare i libri di Bertold Brecht o di Sigmund Freud. Li abbiamo visti recentemente condannare la cultura dal basso, nell’esecrare l’abbattimento di statue dedicate a personaggi sanguinari o ignobili ed anche dileggiare un popolare rapper per aver osato sbeffeggiare una casta di potere che di fatto privatizza pure i servizi pubblici. Li vediamo ogni giorno in atteggiamenti scomposti nel loro macinare odio contro la cultura dal basso a detrimento di quella dei loro padroni …con un semplice click. Il colmo! (Carlo Anibaldi – maggio 2021)

EMANCIPAZIONE SPIRITUALE: COSTI & BENEFICI


images-delfi Gnōthi seautón: conosci te stesso. Questa è la scritta che campeggiava sul frontone del tempio di Apollo a Delfi e che per secoli ha influenzato i più importanti pensatori della cultura occidentale: da Socrate a Platone, da Sant’Agostino a Kant. Ma l’occidente è “malato” di filosofia, un infelice malato tanto intelligente quanto incosciente. “Quanto più conosci te stesso…” non è filosofia ma l’Anima del Mondo, siamo oltre il pensiero, siamo anzi nella filogenesi del pensiero stesso…poichè noi non siamo solo noi, la nostra unicità è solo la barca che ci può portare in mare aperto…noi siamo l’umanità tutta, ricapitolata in ciascuno, come in ogni gabbiano che nasce c’è la storia di tutti i gabbiani. In biologia l’ontogenesi ricapitola la filogenesi e in psicologia non è diverso…e allora è solo una questione di quanto ti sei sbudellato…con un prete, un monaco, con un analista, in un rapporto complesso, alla ricerca del tuo mito, per dirla con Hillman. Oltre l’analisi ci si va appunto letteralmente dopo l’analisi, in senso lato, non aggirandola, che sarebbe davvero il Paese dei Balocchi se bastasse leggere, informarsi, fare “ricerca”, come dicono alcuni, per emanciparsi. A me fanno davvero ridere quelli che dicono che è nel confronto con l’altro che ci si conosce meglio…questo vale solo se il narcisismo non è in quantità patologica, se non sei un adolescente e sei invece nella seconda parte della vita e se l’altro è il tuo Virgilio…se camminate insieme nella “valle del fare Anima”…sennò con l’altro non fai un passo…è infatti solo la conoscenza di se stessi che fa conoscere il mondo tutto…e la gente…e cosa pensa e sente…non le loro parole ed i rapporti in maschera. I miei rapporti col mondo si sono rarefatti, ma non per una chiusura, al contrario….non ho bisogno di frequentarla per sapere cosa pensa e sente la gente..la gente infatti e tutta dentro di me e il dialogo non si arresta mai. Passando dal poetico al prosaico, vorrei ora porre ai miei 4 lettori una questione che è una provocazione. Ma se il Dalai Lama o un suo discepolo dovesse due volte a settimana recarsi all’Ufficio Postale per i bollettini…se dovesse scrivere al Giudice di Pace almeno una volta al mese per contestare un verbale dei vigili urbani….se dovesse spendere 40 minuti ogni giorno per cercare un parcheggio decente…se dovesse spolverarsi casa….se dovesse alzarsi alle 7 poichè uno straccio di lavoro lo deve pur avere se deve pagarsi l’emancipazione della personalità a botte di 100 euro ogni 50 minuti…ebbene se deve organizzarsi la vita intorno a tutto questo e molto altro…dobbiamo allora dire che l’emancipazione spirituale e la visione transpersonale della vita è cosa da ricchi? Anche quella? Devono questi discepoli farsi prendere a calci in culo da chi propugna una visione pragmatica della vita? (Carlo Anibaldi – Maggio 2015)

IL MIO MARE


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