DOSSIER STRAGI


In queste 50 pagine sono raccolte e commentate con dati e date tutte le stragi e gli assassinii compiuti in Italia dal ’42 al ’94 per mano o responsabilità dei fascisti e neofascisti italiani. (download file pdf: http://www.periodicoliberopensiero.it/pdf/DOSSIER-STRAGI-dal-1942-al-1994-in-Italia.pdf )

I Patrioti del Lockdown


Il concetto di Patria, quello che in questi giorni dello scorso anno ci faceva lacrimare dai balconi in un momento di grave calamità, ma anche nelle vittoriose partite della Nazionale, quel concetto che ci fa cantare l’Inno di Mameli nei momenti forti, nonostante l’amor di Patria canti la stessa patria che ha tagliato fondi alla sanità, lasciato crollare ponti, ha arricchito banche e faccendieri, lotta ai poveri anziché alla povertà che si è fatta tricolore, ha una origine antica, forse archetipica di riferimento alla Madre, la madre terra, la mamma, la vedova, la nutrice. Questa concezione tanto forte e profonda cui non raramente il ‘patriota’ ha fatto dono della vita stessa, è la medesima che riprese il Marinetti prima e dopo la prima guerra mondiale con i proclami Futuristi e che, dopo essere stata la base teorica del fascismo, è rimasta forte negli italiani lungo generazioni. Ma il patriottismo non è uguale dappertutto, ogni Paese ha valori fondanti peculiari. In Francia i “sanculotti”, cioè quelli non portavano le culottes, i tipici pantaloni sotto il ginocchio regolarmente indossati dalla nobiltà e dall’alta borghesia durante l’Ancien Régime; in Danimarca è il vichingo dormiente che si risveglia quando la patria è minacciata; in Inghilterra è l’orgoglio di popolo guida per secoli. Non c’è da stupirsi della forza del patriottismo, poichè fa leva su un archetipo affondato nell’inconscio di tutti.Detto questo, non intendo certo condannare chi canta dai balconi ogni repertorio, ma sempre preceduto o seguito dall’Inno di Mameli, ma solo solidarizzare con con chi “Basta canti dai balconi, tre giorni di lutto nazionale per i nostri morti che non trovano posto nemmeno nei cimiteri”, poichè la Patria e il patriottismo, nel suo generare più vittime che eroi, è spesso più megera che Madre, particolarmente in Italia, dove le sinistre sono state fiacche ed anzi hanno snobbato l’argomento, lasciandolo alla destra fascista, che ne ha fatto un armamentario retorico, in pratica impossessandosi della forza intrinseca ad un archetipo della specie umana tutta.

Arte, Cultura e Bellezza sono moti spontanei dell’animo?


La Cultura, le Arti, il culto delle Bellezza, sono questioni insite nella natura dell’Uomo, al pari della religiosità e l’affettività? Sì, sono moti dell’anima, ma si tratta anche e forse soprattutto di una trovata per equilibrare gli squilibri sociali. Una necessità insomma, determinata dall’ordinamento sociale e di classe? Beh, sembra che abbiamo idee romantiche in proposito, ma la realtà appare più cruda. Le società gerarchiche quali quella occidentale soprattutto, si sono trovate a contrastare le afflizioni narcisistiche di quegli strati sociali sempre più importanti e imponenti che però non avevano il potere, vale a dire commercianti e borghesi, professionisti, scienziati e artigiani. In epoca antecedente la prima e poi la seconda Rivoluzione Industriale, il problema non si poneva, c’erano i nobili e gli straricchi che detenevano sia il potere che il gusto del bello, attraverso il mecenatismo ed il vero acquisto di talenti artistici e non solo che producevano Arte e Cultura per loro esclusivo diletto. Il popolo era troppo affamato ed attento a conservare almeno la vita, per occuparsi di ciò, poichè le esigenze primarie cancellano tutte le altre. Ma dopo le rivoluzioni industriali, con l’enorme e mai vista produzione di merci e servizi, si venne a creare un ampio strato sociale, senza potere, senza cultura, ma con disponibilità economiche e relativo benessere. Questo causava ovviamente umiliazioni e gravi offese al narcisismo, che non risparmia nessuno, fra coloro che abbiano superato i problemi di sopravvivenza. Trattandosi di società dove vige da sempre la legge della dominanza, i privilegi di pochi erano in pericolo, per la prima volta nella Storia. Ecco allora fiorire dovunque in Europa il gusto per il bello, per l’arte, per la cultura e per il sapere. Ma a ben guardare, nulla è sfuggito dalle mani ai potenti, poichè la professionalità e le capacità commerciali mai sono state sacrificate in nome di Arte e Cultura e non a caso. I commercianti, la borghesia, i ricchi prestatori d’opera e servizi, non soffrivano più di dolorosi complessi nei confronto dei dominanti, poichè l’accesso alla cultura e alla bellezza finalmente li appaga e non raramente il borghese acculturato si sente superiore ai potenti nelle stanze dei bottoni. 
Questa chiacchierata per dire, ancora una volta, che solo la fame arma la mano. Non s’è mai visto imbracciare un forcone…o una molotov, a chi non si senta deufradato di cultura e bellezza. Stiamo parlando di un controllo sociale collaudato con successo in mezza Europa fino a tutta l’epoca vittoriana…e anche oltre oceano già dai primi anni del Novecento. Le dittature hanno sempre cercato di riportare Cultura e bellezza alle classi gerarchicamente dominanti, ma questa è un’altra storia. (Carlo Anibaldi – 2016)
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L’ESISTENZA IN VITA AL TEMPO DI INTERNET (di Carlo Anibaldi)


frase-cogito-ergo-sum-traducao-penso-logo-existo-fonte-principia-philosophiae-rene-descartes-133937Quasi per gioco, cercherò di dimostrare che, per certi versi, la mia esistenza non è un fatto, ma un’opinione, per quanto abbastanza diffusa. 
La parola che più di ogni altra sentiamo pronunciare credo sia “io”: io sono, io vado, io faccio, io credo, io…io…io…io… all’infinito.
Siamo forse talmente poco convinti della nostra esistenza, da sentire il bisogno di ricordarcelo e ricordarlo agli altri in continuazione. Una tale preoccupazione è del resto giustificata: quante persone sanno della mia esistenza? Forse quattro o cinquecento, e gli altri 7 o 8 miliardi che sono al mondo? Loro non sanno che esisto e certo non se ne preoccupano. 
Veniamo a quelle quattro o cinquecento persone su cui posso contare….. ma ci posso veramente contare? 
La gran parte di queste persone hanno fuggevolmente verificato la mia esistenza in passato ed ora non sono per loro neanche un ricordo sbiadito, nulla. Non esisto…più. 
Rimane quel centinaio di persone che incontro quasi quotidianamente, a loro è affidata la mia supposta esistenza, ma sappiamo bene che, grosso modo, non posso aspettarmi da loro più di un fugace pensiero ogni tanto, dunque siamo arrivati al nocciolo, cioè a quelle otto, dieci, forse quindici persone per le quali sono importante e amato e per questo mi pensano assai spesso: è dunque a queste sole persone che debbo la conferma della mia esistenza, e gliene sono grato, ma temo che anche questa sia una illusione. 
Quelle poche buone e brave persone che avvalorano la mia esistenza come fatto, in realtà sono come i viaggiatori su un treno: credono di star fermi e invece si muovono, credono che la campagna corra via e invece e là, ferma da sempre, credono che venga prima l’albero e poi il ponte e invece viene prima il ponte e poi l’albero, almeno così è per quelli dell’altro treno, che ritorna. 
Insomma, a farla breve, hanno tutti una gran confusione su come stanno le cose…. Cercano la conferma della loro esistenza …. forse non esistono neanche loro. 
Una soluzione a questo enigma e, forse, la dimostrazione della tesi che avevo posta, è che io esisto solo nell’attimo che fugge, quando mi penso e sono pensato, ma l’attimo che fugge non esiste, tutta la matematica e la moderna fisica sta lì a ricordarcelo. 
Stavo già rivolgendomi alla filosofia, al ‘Cogito ergo Sum’ per affermare, nonostante tutto, la mia esistenza in vita, quando mi arriva in soccorso il Web…questa straordinaria macchina dei sogni, dove ogni idiota sembra un genio e dove anche i geni sembrano idioti.
“Web ergo Sum” mi sono detto! Il problema dell’esistenza in vita diventa allora talmente insignificante che le tue parole risuonano anche dopo morto pure se non ti chiami Schopenhauer…Evviva. Col web campi da Re anche senza veri amici, senza un vero amore, senza un lavoro vero, senza una famiglia e senza tanto cervello. (Carlo Anibaldi – 2015)

OVIDIO, LE METAMORFOSI E GLI AMERICANI (di Carlo Anibaldi)


 metamorfosi“Le metamorfosi di Ovidio” è stato attenzionato dalla Columbia University come libro “trigger warning”, poichè invocherebbe insani istinti stupratori che stanno preoccupando gli USA. La cosa è insensata, poichè in effetti tutta la società americana è intrisa di violenza fin dalla sua fondazione ed il classico di Ovidio che per 2000 anni è stato un saggio esemplare, nulla può aggiungere se non cultura e bellezza. Ma questa osservazione non ci faccia sentire superiori e maestri di buon senso, in quanto in Europa non è molto meglio. Non dimentichiamo che la Londra del ‘600 e ‘700, quella Londra cioè che dava origine a quelli che sarebbero stati gli Stati Uniti ed il Canada, era la città più violenta e degradata del mondo, oltre che la più viva e ricca di tutto, anche di contraddizioni e divergenze altro che medioevali fra le classi. Il Tamigi ha visto galleggiare più cadaveri della piana di Waterloo…era sufficiente essere un po’ alticci per non tornare a casa vivi la notte, dopo rapina certa. C’erano a quel tempo 80mila prostitute su 800mila abitanti. Per non parlare di Roma, dove il degrado indicibile arriva fino a Porta Pia, 1870. Questo per dire che in tema di degrado e violenza noi europei siamo piuttosto i maestri. Io comincio a pensare che le possibilità di invecchiare e crepare nel proprio letto si vanno assottigliando tanto e non penso ai telefilm violenti quando ai danni del capitalismo selvaggio che ha eroso il lavoro come valore e favorito valori come la furbizia, la violenza e in definitiva lo spirito di sopravvivenza. (maggio 2015)

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