Il Principio di Archimede
18 ottobre 2011 di Lascia un commento
“Ogni corpo immerso in un fluido riceve una spinta verticale dal basso verso l’alto, uguale per intensità al peso del volume del fluido spostato”. Il mondo fisico, da che abbiamo cominciato a osservarlo, ci dà certezze, leggi, regole, tutte ripetibili e dunque affidabili. Quel corpo immerso nel fluido si comporterà così per l’eternità e allora non c’è nulla di fatale o sorprendente o incomprensibile nei fenomeni che rispondono a quella legge, e, almeno per quel pezzo della nostra osservazione, siamo sereni che tanto abbiamo capito una volta per tutte. Questo all’uomo moderno accade per mille e mille altre osservazioni quotidiane, che non sorprendono né spaventano più. Si potrebbe perfino dire che tutta la ricerca scientifica è volta a tranquillizzarci sul fatto che nell’intorno è zeppo di regole e dunque siamo al riparo da sorprese e perfino servircene per stare meglio. Non è cosa marginale questa, poichè da un certo punto in poi, nella nostra storia, abbiamo smesso di credere a cose indeterminate e misteriche come il fato, il destino, la buona sorte e mille altri antidoti alle nostre paure profonde, personali e collettive; abbiamo anche smesso di pregare, adorare, idolatrare, mitizzare, simboleggiare.
Nella vita quotidiana di noi ‘avanzati’ tutto questo può tradursi nella ricerca della ‘regola’ in ogni cosa, nell’intorno e nell’interno. La conseguenza più evidente e vicina a noi è il continuo rifiuto di stati d’animo e modi di essere che non siano fruibili nell’immediato come generatori di benessere e allora anche gli stati dell’animo sono ‘malattie’ da curare con milioni di pillole, compresse, punture e dottori dell’anima. E’ stata ridotta a malattia anche la morte, che era vera almeno quanto l’inizio della vita, ma che porta con sé troppe indeterminatezze sul ‘dopo’, nessuna certezza sul controllo delle conseguenze per chi resta e anzi gli fa porre troppe domande sul senso della vita stessa.
Altra conseguenza di questo ‘illuminismo’ di ritorno è la diffusa necessità di certezze rassicuranti sulle questioni sociali e scelte personali di vita. Sono state create ‘regole di vita’, per lo più attraverso leggi, regolamenti, tradizioni, religioni monoteistiche e convenzioni, tendenti quasi a rispondere a leggi di causa-effetto come accade nella natura dei fenomeni fisici. E siamo allora tutti più sereni, in particolare chi ha interessi in gioco, ma, sorprendentemente, anche chi non ne ha.
E dunque accade che si affermino nel tempo principi bizzarri di deviazione dalle regole come male assoluto per sé e la società. Questo è bene, quest’altro è male, che se non ti conduce in galera, ti condurrà almeno all’Inferno dell’anima e al disfacimento del corpo. Se dunque dar fuoco a un bancomat è decisamente male, bizzarramente non lo è affamare intere popolazioni con politiche economiche globalizzanti. Si è arrivati a questo attraverso leggi, regolamenti, prediche, in chiesa e nei telegiornali, tali da definire una specie di ‘comune senso’…… ma in realtà non c’è in natura un fenomeno buono e uno cattivo…quando il fulmine incendia la foresta è causa-effetto e tutti lo comprendono, se invece picchio un politico corrotto interviene una legge che mi dice che no, non si fa. Dunque un ‘illuminismo di saccoccia’, una cosa cialtrona insomma.
In definitiva una cosa chiara al pari del Principio di Archimede che definisca le nostre scelte per attributi qualitativi o di merito e demerito non esiste nella nostra umana natura, nonostante gli sforzi di quasi tutti per affermarlo e crederci perfino. Il bene e il male sono ‘invenzioni’ teologiche e talvolta riflessioni filosifiche, ma la natura non li riconosce come tali, qualitativamente parlando, riconosce infatti solo le emozioni, che sono soggettive e senza qualità per definizione…c’è infatti chi prova piacere e emozione positiva nel masochismo e chi decisamente no…..tant’è che mai nei sogni, produzione non mediata della mente, appare questa delineazione qualitativa, ma solo nelle interpretazioni degli stessi. La Libertà è prima di tutto sentire questo e se non sentiamo questo possiamo scrivere questa parola all’infinito, ma è solo retorica che non può affrancarci, poichè quella libertà là, di sentirci liberi piuttosto che esserlo, ce ne daranno sempre a piene mani, poichè non costa nulla.
[Carlo Anibaldi – ottobre 2011]